37 anni per il Vegetariano di Via delle Ruote a Firenze
Cosa mi ha spinto ad andare ad un vegetariano? Perchè chi mi conosce sa bene che posti così non sono proprio nelle mie corde. Beh, diciamo per due motivi principali: il primo è che dovevo vedermi con un’amica vegana. Il secondo motivo è che ultimamente sono ancora più spesso a cena fuori per lavoro ed il mio fegato urla, ormai da tempo, pietà. Ed è così che mi è venuto in mente lo storico Vegetariano di via delle Ruote a Firenze, colui che dette via ad una moda, diventata ormai per molti uno stile di vita.
L’avventura dei titolari, tra verdure ed ortaggi, ebbe inizio più di un quarto di secolo fa, nel lontano 1981, quando il mondo era in preda ad una dipendenza da hamburger, wurstel e cotolette. Dei precursori, per intenderci, gente che ha saputo guardare avanti e leggere nel futuro. E quindi tanto di cappello.
Il Vegetariano – bello, pensate un po’, il potersi chiamare semplicemente Vegetariano, perchè 37 anni fa, a Firenze, esisteva solo lui – non è un ristorante vero e proprio, ma una speciale mensa green. Qui, infatti, ci si serve da soli dopo aver pagato alla cassa. Si sceglie dalla lavagna tra primi, secondi e dolci, da abbinare a tè, tisane, vini e birre bio, e poi si va a ritirare il sano pasto al bancone. I tavoli si trovano provvisti solo di tovagliette di carta, riciclata, naturalmente. Le posate, i bicchieri ed il pane, invece, dobbiamo servirceli da soli. Il posto incita al relax, anche se è sempre molto frequentato, ed infonde, magicamente, tranquillità e spensieratezza. Il cibo è mediamente buono, qualche cosa di più, qualche cosa meno. Ciò che non delude mai è la sfera dolci, torte di ogni genere che fanno la gioia di chi con lo zucchero, che sia di canna, o meno, si risolleva subito il morale.
Ho assaggiato più cose e devo dire che alcune le ho trovate deliziose. Per prima cosa l’olio che si trova sui tavoli, un extravergine bio di Tavarnelle Val di Pesa: annata 2015, fragrante, profumato, intenso, proprio come piace a noi toscani. Orientaleggiante, anche se un po’ troppo asciutto, ma appetitoso, il riso integrale con seitan e verdure al garam masala. Nel piatto misto con fagioli neri, grano saraceno, semi di girasole, peperoni e cipolline, il pane di mais davvero strepitoso, ottimo per accompagnare un piatto semplice ma intrigante. Il gateau di patate, devo dire la verità, aveva “quasi” (perchè altrimenti mi si offende Gabriella) nulla da invidiare a quello di mia madre, con un bella crosticina ed una qualità ottima di patate. I dolci, come anticipato, sono il loro cavallo di battaglia, quindi il consiglio è quello di non farveli assolutamente scappare e di lasciare in pancia un bel posticino per loro. Soffice, burrosa come piace a me, ma anche fresca grazie all’acidità data dall’agrume, la torta di arancia e semi di papavero. La crostata di carruba, pere e nocciole, vince per originalità, meno per estetica e sapore, piatto ed assente di contrasti.
Abbiamo accompagnato il tutto con il Lagrein Aldeno Doc vegano: a parte il marchio veg in etichetta a cui dò poco senso – ma questa è un’altra storia – è un vino che rispecchia bene il vitigno, succoso, semplice e piacevole, con una leggera acidità che lo rende fresco e di pronta beva, ottimo per accompagnare l’universo vegetale.
I prezzi sono contenuti (7 i primi e 10, massimo, i secondi) e le porzioni particolarmente abbondanti. Ricordate che non prendono prenotazioni e, altro consiglio, prima di andare alla cassa occupate un tavolo, perchè altrimenti rischiate di non trovare posto.
Indirizzo: Via delle Ruote, 30 r, 50129 Firenze FI
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